CIACCO Inf. VI, 38
Cerchio 3 - Golosi

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Inf. VI, 52-54
Voi cittadini mi chiamaste Ciacco:
per la dannosa colpa de la gola,
come tu vedi, a la pioggia mi fiacco.

Il Buti, uno dei più antichi commentatori della Commedia, sostiene che "Ciacco" sia un soprannome dispregiativo: "Ciacco dicono alquanti che è nome di porco, onde costui era così chiamato per la golosità sua", ma Petrocchi, curatore dell'edizione critica del testo dantesco nota che "non è sicuro che Dante abbia voluto ricordare che l'appellativo Ciacco era dovuto alla golosità del personaggio" e quindi preferisce disporre la punteggiatura legando la colpa del v.53 alla pena del v.54.
Il fatto che nei versi seguenti Dante stesso chiami con affetto il dannato con quel nome sembra rafforzare l'idea che non si tratti di un soprannome dispregiativo.

Ma chi fu Ciacco?
Boccaccio ne fa il protagonista di una novella (Decameron, IX, 8) descrivendolo come "uomo ghiottissimo quanto alcun altro fosse giammai ... per altro assai costumato e tutto pieno di belli e piacevoli motti" e conferma questa opinione nelle "Esposizioni sopra la Commedia", pur non dicendo mai il nome di questo gentiluomo.
E' difficile dire se il Boccaccio attingesse a fonti attendibili o fosse già contagiato dalla tradizione comune a Firenze, sulla scorta del testo dantesco, e del resto non si conoscono attestazioni anteriori alla Commedia del soprannome "Ciacco".

E' da escludere l'identificazione con il poeta Ciacco dell'Anguillaia, motivata, sulla scorta del Boccaccio che lo dice "... tutto pieno di belli e piacevoli motti", sul bisticcio di parole del v.42 "tu fosti, prima ch'io disfatto, fatto", mentre più probabile può essere che Ciacco fosse un uomo di corte o comunque un politico di chiara fama, se Dante lo fa parlare, e con tanta saggezza, dei mali di Firenze. La condanna di una colpa, del resto, non impedisce mai a Dante di valorizzare le altre virtù delle anime che incontra nel suo viaggio.

Ciacco pronuncia la prima profezia sulle vicende politiche di Firenze ai vv.58-75 (la seconda sarà di Brunetto Latini Inf. XV, 68) ed annuncia a Dante la sorte di un gruppo di Fiorentini illustri della passata generazione, "ch'a ben far puose li 'ngegni" (Inf. VI,81): Farinata degli Uberti, Arrigo, non più nominato nella Commedia, Mosca dei Lamberti, Tegghiaio Aldobrandi, Jacopo Rusticucci.