BRUNETTO LATINI Inf. XV, 23; Inf. XV, 30
Cerchio 7 - girone 3 - Sodomiti (prima schiera)

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Figlio di Buonaccorso Latini, Brunetto nacque intorno al 1220. A Firenze fu notaio, poeta e retore e si occupò attivamente di politica per la parte guelfa. Nel 1260 si recò, in qualità di ambasciatore, presso Alfonso X di Castiglia ma, come egli stesso narra, sulla via del ritorno ebbe notizia della disfatta dei guelfi a Montaperti e decise di non tornare in Italia.

Stabilitosi in Francia, riprese l'attività notarile scrivendo, parallelamente, in volgare francese una vasta enciclopedia del sapere contemporaneo, "Li Livres du Trèsor", mentre in italiano scrisse il "Tesoretto" ed altre opere minori.
Dopo la sconfitta della parte ghibellina a Benevento nel 1266, Brunetto rientrò a Firenze e ricoprì l'incarico di cancelliere per Guido di Monfort, vicario di Carlo I d'Angiò in Toscana. Per il comune fiorentino ricoprì, inoltre, alte cariche pubbliche.
Brunetto morì nel 1294 a Firenze.

Il peccato di sodomia di Brunetto è noto soltanto per mezzo di Dante e questo ha suscitato non poche perplessità nei commentatori antichi e moderni, disorientati dalla gravità dell'accusa infamante e dall'atteggiamento comunque affettuoso e reverente del poeta.
Tuttavia, come nei riguardi di Francesca da Rimini, il confronto di Dante con i suoi personaggi si stabilisce su più livelli contrapposti: la condanna morale non impedisce l'affetto e la stima per il peccatore e la miseria del peccato costituisce l'altra faccia della nobiltà dell'animo.

"Non esiste un Dante che condanna ed uno che assolve commiserando: esiste la ricchezza sentimentale del poeta, che è l'effetto di una turbata commozione di fronte ad una morale austerità, ad una nobile azione politica e didascalica che non attenua il peccato, che non modifica il giudizio divino." (U.Bosco, note pag.230).