Cornice III - iracondi
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L'identificazione di questo personaggio è impossibile a causa delle scarse notizie fornite da Dante. Come molti altri personaggi del Purgatorio il suo profilo biografico è limitato al nome ed alla caratteristica saliente della sua spiritualità:
Pg. XVI,47-48 Si tratta, dunque, di un personaggio della Marca Trevigiana, vissuto nella seconda metà del XIII sec., uomo di corte di provate virtù, saggezza e liberalità, che presto divenne motivo di ispirazione per la novellistica popolare, cui Dante, gli antichi commentatori della Commedia, e, in seguito, il Boccaccio attinsero. |
Marco Lombardo fue nobile uomo di corte, e savio molto. Fu, a uno Natale, a una cittade dove si donavano molte robe (vestiti); e non n'ebbe niuna. Trovò un altro uomo di corte, il quale era nesciente (ignorante e sciocco) appo (a paragone di) lui, e avea avute robe. Di questo nacque una bella sentenzia, ché quello giullare disse a Marco:'Che è ciò, Marco, che io ho avuto sette robe, e tu niuna? E sì (eppure) se' tu troppo migliore e più savio di me! Quale è la cagione?'. E Marco rispose:'Non è per altro, se non che tu trovasti più de' tuoi (sciocchi simili a te) ch'io non trovai de' miei'. (Il Novellino, novella 44)
L'esemplarità, quasi leggendaria, di Marco, infatti, ben si prestava, nell'ambito della Commedia, per trattare la difficile questione del libero arbitrio e per dare voce alla critica dantesca dei tempi attuali.
Pg. XVI, 121-123
Ben v'en (restano ancora) tre vecchi ancora in cui rampogna
(per mezzo dei quali rimprovera)
l'antica età la nova, e par lor tardo
che Dio a miglior vita li ripogna.
Corrado da Palazzo, Gherardo da Camino e Guido da Castello sono i "tre vecchi" proposti come esempi di antica virtù lombarda.