Gherardo da Camino
Pg. XVI,124
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"Pognamo che Gherardo da Cammino fosse stato nepote del più vile villano che mai bevesse del Sile o del Cagnano (i fiumi di Treviso) ....: chi sarà oso di dire che Gherardo da Cammino fosse vile uomo? ... Certo nullo ... però che egli fu (nobile), e fia sempre la sua memoria." (Convivio IV, xiv, 12) |
Gherardo da Camino fu signore di Treviso e noto mecenate.
Le lodi a lui tributate e confermate anche dalle pagine del Convivio, mostrano la favorevole opinione che di lui aveva Dante. Gherardo aveva ricoperto la carica di capitano a Treviso, Belluno e Feltre nella prima metà del 1300, ma Dante sembra ignorare, o comunque dimenticare, gli stretti rapporti che legarono Gherardo ad Azzo VIII d'Este ed il suo probabile coinvolgimento nell'assassinio di Jacopo del Cassero.
Altro particolare che Dante non rileva, sebbene ne fu di certo a conoscenza, è il sostegno che Gherardo da Camino accordò alle violenze di Corso Donati nei turbolenti anni fiorentini che precedettero l'esilio del poeta.
Gherardo da Camino è uno dei tre vecchi proposti da Marco Lombardo come esempi di antica virtù lombarda:
Pg. XVI, 121-123
Ben v'en (restano ancora) tre vecchi ancora in cui rampogna
(per mezzo dei quali rimprovera)
l'antica età la nova, e par lor tardo
che Dio a miglior vita li ripogna.
Del figlio e successore di Gherardo, Rizzardo da Camino, arrogante e dispotico, sposato dal 1312 con Giovanna Visconti, figlia di Nino Visconti, Dante farà invece esplicita condanna nel Paradiso, dove Cunizza da Romano ne profetizza l'assassinio:
Pd IX, 49-51
e dove Sile e Cagnan s'accompagna
(Treviso, dove le acque dei due fiumi si uniscono),
tal signoreggia e va con la testa alta,
che già per lui carpir si fa la ragna
(si tesse la ragnatela, l'inganno, per catturarlo).