cit. Pd. XXVIII, 130
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Secondo quanto narrano gli Atti degli Apostoli, Dionigi, nato ad Atene e vissuto nel I sec. d.C., era uno dei giudici dell'Areopago e membro di una famiglia aristocratica. La sua conversione avvenne a seguito del discorso pronunciato da S. Paolo, proprio nell'Areopago di Atene, e da qui deriva il soprannome: |
"Quando sentirono parlare di resurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: 'Ti sentiremo su questo un'altra volta'. Così Paolo uscì da quella riunione. Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi membro dell'Areopago, una donna di nome Damaris e altri con loro." (Atti 17,32-34)
Dionigi fu poi vescovo di Atene.
Nel corso del tempo gli vennero attribuite numerose opere, note come opere di Dionigi di Atene, identificato con l'Areopagita, ma oggi meglio attribuite ad uno Pseudo-Areopagita, poichè l'avanzato sviluppo della dottrina trinitaria e della dottrina cristologica, esposte in queste opere, non è riconducibile all'epoca apostolica e non consente una datazione anteriore al VI sec.. Proprio al VI secolo, inoltre, sono datate le prime citazioni dell'opera dello Pseudo-Areopagita.
I suoi scritti principali sono il "De divinis nominibus", un trattato sulla Trinità che prende il via, con gusto tutto medievale, dai nomi che le Sacre Scritture attribuiscono a Dio, ed il "De caelesti ierarchia", in cui le gerarchie angeliche vengono ordinate in tre triadi, modello che Dante seguirà fedelmente nella struttura del suo Paradiso. Queste opere ebbero una larghissima diffusione durante tutto il Medioevo e, commentate da Ugo da S. Vittore, Alberto Magno e Tommaso d'Aquino, esercitarono una grande influenza sulla mistica cristiana occidentale. |