Argomento del Canto XXXIV

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Il forte vento, che costringe Dante a ripararsi dietro Virgilio, annuncia l'avanzare di una gigantesca macchina, prima insegna del re dell'inferno.
I due poeti, frattanto, avanzano nella quarta zona del nono cerchio, la Giudecca, dove sono puniti i traditori dei benefattori, completamente coperti dal ghiaccio, che li blocca in posizioni diverse.
All'improvviso, dinanzi agli occhi atterriti di Dante, appare l'enorme mole di Lucifero, che "da mezzo '1 petto uscìa fuor de la ghiaccia" (Inf. XXXIV, 29).

La testa di Lucifero ha tre facce di tre colori diversi (la centrale è rossa, la destra giallastra, la sinistra nera).

Sotto ogni faccia escono due grandi ali di pipistrello, che sbattendo generano tre venti che ghiacciano la superficie di Cocito. Dai sei occhi escono lacrime che si mescolano al sangue dei tre dannati maciullati in eterno dalle tre bocche.
Virgilio spiega che il dannato che pende dalla bocca centrale, e che, oltre ad essere maciullato, è anche graffiato sulla schiena, è Giuda, mentre gli altri, che pendono con le testa dalle bocche laterali, sono Bruto e Cassio.

Ma il viaggio nell'inferno è ormai terminato: la notte sta sorgendo nell'emisfero terrestre (sono passate 24 ore dall'inizio del viaggio) ed ogni cosa è stata vista.
Dante cinge al collo Virgilio che, cogliendo il momento opportuno, si aggrappa ad un'ala di Lucifero e discende lungo il corpo, posando Dante sull'ingresso di una grotta.
Alzando gli occhi il poeta vede le gambe ed i piedi di Lucifero, rimanendone meravigliato, ma Virgilio lo invita ad alzarsi e riprendere il cammino perchè ormai è mattina. Dante chiede a Virgilio ragione sia della posizione di Lucifero sia del repentino trascorrere del tempo e Virgilio spiega che tutto ciò è provocato dall'aver superato il centro della terra e racconta il cataclisma che seguì la cacciata di Lucifero dal cielo da cui hanno avuto origine, nell'emisfero australe l'Inferno, e, nell'emisfero boreale, il monte del Purgatorio.
Lucifero si conficcò nel centro della terra che, per non avere alcun contatto con il suo corpo, produsse la cavità che i due poeti hanno attraversato.

I due poeti si incamminano per uno stretto sentiero e quindi escono "a riveder le stelle" (Inf. XXXIV,139).