cit. Inf. XXXI, 143; Pg. XII, 25-27;
(colui ... che pria volse le spalle al suo fattore) Pd. IX, 127-129;
Pd. XIX, 47-48; ('l perverso) Pd. XXVII, 26-27; (colui) Pd. XXIX, 55-57
Cerchio 9, Zona 4 - Giudecca
menu dei personaggi
menu principale
Lucifero (portatore di luce) è il nome latino del pianeta Venere, la prima stella a comparire la sera e l'ultima a spegnersi al mattino. Nel mondo greco-romano, infatti, Lucifero era il figlio dell'aurora. La Vulgata, la traduzione dall'ebraico in latino della Bibbia curata da S. Girolamo (Pd.), tradusse, così, il vocabolo ebraico "helel" (splendente) con "lucifero". |
Lucifero è "la creatura ch'ebbe il bel sembiante" (Inf. XXXIV, 18), il più bello degli angeli, prima che si ribellasse al suo Creatore, trascendendo, con folle superbia, i limiti della propria natura. Lucifero è, dunque,
Pd. XIX, 47-48
... 'l primo superbo,
che ...,
per non aspettar lume, cadde acerbo.
Egli, la più bella delle creature, per non aver consentito che fosse la grazia divina a segnare la sua perfezione, rimase tragicamente imperfetto, divenendo sommo, sì, ma nel male.
Per la sua ribellione a Dio Lucifero venne precipitato giù dai cieli e si conficcò al centro della terra.
La caduta di Lucifero, che aveva provocato la voragine profonda dell'Inferno e, di conseguenza, l'innalzarsi del monte del Purgatorio, poichè le terre, per non venire in contatto con il corpo dell'angelo ribelle, si erano ritirate ed erano emerse nell'emisfero opposto, è uno degli esempi di superbia punita scolpiti sul pavimento della prima Cornice del Purgatorio.
Pg. XII, 25-27
Vedea colui che fu nobil creato
più ch'altra creatura, giù dal cielo
folgoreggiando scendere ...
Dante rifugge dalle più comuni rappresentazioni pittoriche, che forzavano l'aspetto orribile o grottesco dell'immagine di Lucifero: la figura dantesca rimane immobile e silenziosa nella sua regalità negativa (annunciata e riconosciuta come tale dal primo versetto dell'inno che Venanzio Fortunato compose nel VI sec. in occasione dell'arrivo di una reliquia della Croce), pietrificato nel suo compito di torturare in eterno i tre sommi traditori, cioè Giuda, Cassio e Bruto, incurante della presenza di Dante e Virgilio.