Argomento del Canto XVIII

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Dall'alto del ponte che sovrasta la nona bolgia Dante osserva i dannati sul fondo orrendamente mutilati, tanto che questo spettacolo è di gran lunga più terribile della visione che offrirebbero tutti i feriti dei combattimenti avvenuti in Italia, dalle guerre sannitiche al tempo di Dante.
Lo sguardo del poeta è attirato da un dannato che si sta avvicinando, squarciato dal mento all'ano e con le interiora che fuoriescono dallo squarcio stesso.
Accorgendosi di essere osservato, il dannato rivela di essere Maometto, ed indica poco avanti a sè suo genero e successore Alì, squarciato dalla fronte al mento.

Spiega, poi, che nella nona bolgia sono dannati i seminatori di discordie nei vari aspetti della vita, civile, politico e religioso.

Un diavolo squarcia i dannati con una spada, ma compiendo il giro della bolgia le ferite si richiudono per essere nuovamente aperte al passaggio dinanzi al diavolo. Saputo che Dante è vivo, Maometto gli chiede di ammonire fra Dolcino perchè non debba giungere alla nona bolgia. Detto questo, Maometto riprende il suo dolente cammino mentre un altro dannato, con la gola tagliata ed il naso ed un orecchio mutilati, si avvicina.
Riconosciuto Dante, lo invita a ricordarsi di lui, Pier da Medicina, e gli chiede di far sapere a Guido del Cassero ed Angiolello da Carignano, notabili di Fano, che presto Malatestino dell'Occhio, signore di Rimini, li farà uccidere a tradimento.
Poi accenna ad un altro dannato dalla lingua mozza e spiega trattarsi di Curione, che convinse Cesare alla guerra civile.
Un altro dannato con le mani mutilate si avvicina al ponte e dice di essere Mosca dei Lamberti: Dante gli annuncia la disfatta politica della sua famiglia ed il dannato si allontana ancor più dolente.
In quel momento Dante scorge un dannato che porta in mano la sua testa recisa: questi si presenta come Bertram dal Bornio ed afferma di subire quella mutilazione per aver messo discordia nella casa reale inglese, fra Enrico II padre ed Enrico III figlio.