Cerchio VII
2° Girone
Inf. XIII
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Guardiano: Le Arpie
Dannati: Violenti contro se stessi e contro le proprie cose
Inf. XI, 40-45
Puote omo avere in sè man violenta
e ne' suoi beni; e però nel secondo
giron convien che sanza pro si penta
qualunque priva sè del vostro mondo (suicidi),
biscazza e fonde la sua facultade (scialacquatori),
e piange là dov'esser de' giocondo.
- Violenti contro se stessi (suicidi); Inf. XIII,1-108
Pena: Dopo il giudizio di Minosse, i dannati sono scagliati a caso, come semi, nella selva del settimo cerchio e subito crescono come spinose piante selvatiche.
Le Arpie allora tormentano i dannati nutrendosi delle foglie ed aprendo, così, ferite nel tronco da cui escono gemiti e sangue ("sì de la scheggia rotta usciva insieme / parole e sangue" Inf. XIII, 43-44).
Inf. XIII, 93-101 Quando si parte l'anima feroce dal corpo ond'ella stessa s'è disvelta, (quando l'anima lascia il corpo del suicida) Minos la manda a la settima foce (il settimo cerchio). Cade in la selva, e non l'è parte scelta (cade a caso) ma là dove la fortuna la balestra quivi germoglia come gran di spelta. Surge in vermena e in pianta silvestra. L'Arpie, pascendo poi de le sue foglie, fanno dolore, e al dolor fenestra. |
Contrapasso: Avendo infranto l'unità di corpo ed anima voluta da Dio, i suicidi sono privati del corpo umano e rivestono un corpo di natura inferiore, come è quello vegetale rispetto a quello animale in generale ed umano in particolare.
Dopo il Giudizio Universale i suicidi torneranno come tutti gli altri dannati dalla Valle di Giosafat con il loro corpo, ma invece di rivestirlo lo appenderanno ai rami del proprio albero, perchè "non è giusto aver ciò ch'om si toglie" (Inf. XIII, 105): proprio l'impossibilità di riprendere il proprio corpo, a differenza di tutti gli altri dannati e beati, costituirà l'aggravarsi della pena dei suicidi.
Personaggi: Pier della Vigna, Il fiorentino suicida.
- Violenti contro le proprie cose (scialacquatori); Inf. XIII,109-129
L'elemento che distingue questi peccatori dai prodighi è la violenza con cui distruggono i propri beni. Narrano gli antichi commentatori che Jacopo da Santo Andrea avrebbe buttato in acqua monete solo per passare il tempo ed avrebbe incendiato le sue case solo per vedere un falò. Pena: Gli scialacquatori sono condannati a correre nudi nella selva dei suicidi inseguiti da cagne nere e fameliche. Nel correre, poi, graffiano se stessi e spezzano i rami delle piante, provocando sofferenza ai suicidi. |
Contrapasso: Come in vita distrussero i propri beni, così ora i dissipatori sono distrutti brano a brano.
Personaggi: Lano da Siena e Jacopo da Santo Andrea.