Cerchio VIII
Bolgia 6
Inf. XXIII, 58-148 XXIV XXV, 1-60
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Dannati: Ipocriti
Pena: Gravati da pesanti cappe di piombo ricoperte all'esterno d'oro, con il cappuccio che ricade loro sugli occhi, gli ipocriti avanzano così lentamente che i due poeti, camminando loro accanto, ad ogni passo affiancano nuovi dannati.
Inf. XXIII, 68-72 |
Nel loro andare i dannati calpestano Caifa, Anna ed i sacerdoti del Sinedrio di Gerusalemme che condannarono Gesù, crocifissi in terra.
Contrapasso: Al tempo di Dante circolavano parecchie etimologie del termine "ipocrita".
Quella esatta, che ne individuava l'origine del vocabolo greco "hypocritès", "attore", era stata indicata da Isidoro da Siviglia e ripresa da S. Agostino e da S. Tommaso, ma Dante preferisce la definizione del vocabolario di Uguccione: "ab ypo quod est sub, et crisis, quod est aurum, quasi habens aliquid sub auro".
Ipocrita è, dunque, per Dante colui che nasconde il torbido sotto un'apparenza dorata e questa considerazione spiega ampiamente il contrapasso generale.
Un caso a parte è costituito dalla pena di Caifa e di Anna. La crocifissione era considerata, nel mondo romano, un supplizio particolarmente umiliante, riservato per questa ragione solo a coloro che non erano cittadini romani. La crocifissione al suolo, immaginata da Dante, ne aggrava ancor più l'aspetto umiliante.
Caifa ed Anna sono, inoltre, calpestati e disprezzati perfino dagli altri ipocriti, così come in vita umiliarono e disprezzarono il Cristo.
Personaggi: Caifa, Anna, Catalano de' Malavolti, Loderingo degli Andalò.