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Jacopo da Lentini
('l Notaro) Pg. XXIV,56

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Jacopo da Lentini, vissuto fra il 1210 e il 1260 circa, fu notaio imperiale di Catania e poeta considerato da molti il caposcuola del cenacolo poetico siciliano fiorito alla corte di Federico II.
Dante lo chiama "'l Notaro" (Divina Commedia, Pg. XXIV, 56) per antonomasia e lo considera l'esponente tipico della poesia di corte.

I versi di Jacopo sono caratterizzati da varietà tematica e abilità espressiva e, se pur cadono talvolta in vuote espressioni formali, riescono ad offrire liriche d'amore spontanee e vivaci.
Egli compose poesie in forma dialogata, ma il suo nome rimane legato all'invenzione del sonetto, il componimento poetico di quattordici endecasillabi, che per secoli sarebbe stato ampiamente utilizzato e sviluppato, come una forma metrica quasi classica, dai maggiori poeti lirici europei.

Il "nodo" che trattenne Guittone (esponente della Scuola Toscana), Jacopo da Lentini (esponente della Scuola Siciliana) e Bonagiunta Orbicciani (che trasportò in ambiente toscano l'esperienza poetica siciliana) al di là del "dolce stile" inaugurato da Dante e dalla sua cerchia di amici, fu proprio la concezione dell'amore come passione e non come virtù od introspezione.