La Scuola Toscana |
Con il dissolversi della monarchia Sveva venne meno anche il centro culturale che era fiorito alla corte di Federico II ed aveva prodotto la poesia della Scuola Siciliana.
Non si fermò, tuttavia, quell'intensa attività letteraria che, in collegamento con la Scuola Siciliana, si era sviluppata in varie città della Toscana e che recò un contributo decisivo allo sviluppo del volgare.
Mentre la lirica dei Siciliani era legata all'ambiente ed alle professioni della corte, quella toscana riflette la realtà della città comunale ed i suoi poeti sono sempre, in qualche modo, parte della vita sociale e politica della loro città, cosicchè la loro arte si distinse, oltrechè per la ricerca formale, per un forte senso civico.
Tra i più noti rappresentanti di questa scuola vi sono Bonagiunta da Lucca, Monte Andrea, Chiaro Davanzati e Guittone d'Arezzo (1230-1294).
La produzione di Guittone comprende le Lettere e le Rime, importanti documenti di una letteratura d'arte in lingua volgare che si modella sui più noti esempi di arte oratoria e stilistica.
Nella famosa canzone "Ahi lasso, or è stagion de doler tanto" Guittone rammenta la rovina di Firenze dopo la battaglia di Montaperti.
Nello sforzo di arricchire il linguaggio egli assorbì molte voci dialettali e termini di origine francese, provenzale e latina e cadde spesso nell'oscuro e nell'astruso, fatto che gli viene rimproverato da Dante.
Ebbe comunque il merito di allargare la tematica della poesia siciliana ad un contenuto civile.