Gregorio I Magno, papa
Pg. X, 75; (Gregorio) Pd. XXVIII, 133
menu dei personaggi citati
menu principale
Nato a Roma fra il 535 ed il 540 Gregorio apparteneva alla antica gens Anicia. Dopo aver completati gli studi di grammatica e di diritto ed aver iniziato la carriera politica, secondo la consuetudine dei figli delle antiche gentes romane, Gregorio decise di abbandonare ogni ambizione mondana e di condurre vita monastica: divise, così, le sue ricchezze fra i poveri e trasformò in monastero il palazzo di famiglia sul Celio, adottando la regola benedettina. |
Nel 579 papa Pelagio II lo nominò diacono e lo inviò a Costantinopoli, dove Gregorio ebbe modo di raffinare le sue qualità diplomatiche. Tornato a Roma, fu nominato consigliere del papa e, alla morte di questi, nel 590, fu eletto papa con largo consenso.
Durante il suo pontificato si impegnò nel debellare la peste e la fame che imperversavano a Roma, riuscì a frenare i tentativi di espansione dei Longobardi, stabilitisi nell'Italia settentrionale, e diede inizio alla cristianizzazione dei Sassoni, inviando in Inghilterra S. Agostino di Roma.
In Oriente appoggiò l'opera dell'imperatrice Teodolinda contro l'eresia ariana.
Questa intensa opera di apostolato gli valse l'appellativo di Padre della Chiesa.
Gregorio Magno intraprese inoltre la riforma della liturgia romana e del canto sacro (canto gregoriano) e scrisse numerose opere di morale e di esegesi delle Sacre Scritture che lo collocarono fra i Dottori della Chiesa.
Morì a Roma nel 604 e fu in seguito canonizzato.
Narra la leggenda che il papa, passando nel foro di Traiano, ricordò l'ormai leggendario atto di giustizia dell'Imperatore a favore della vedova (narrato da Dante in Pg. X,77-93 tra gli esempi di umiltà della Cornice I).
Il bassorilievo che il papa vide, tuttavia, raffigurava l'annessione all'impero, da parte di Traiano, di una nuova provincia. Nel Medioevo, quando si era già perduto l'originario significato del bassorilievo, esso venne interpretato come un atto di giustizia del potente verso l'umile vedova.
Il papa, commosso, pregò tanto intensamente per l'imperatore da fargli ottenere la salvezza eterna.
Dante trova conferma della notizia del miracolo anche in S.Tommaso (Summa).