Argomento del Canto XXXII

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Il canto XXXII si apre con una invocazione alle Muse: Dante chiede aiuto per trovare un linguaggio abbastanza aspro da sostenere l'impresa di descrivere il fondo del peccato e della pena.
Dante e Virgilio stanno per riprendere il cammino sulla superficie ghiacciata di Cocito che costituisce il nono cerchio, quando una voce li esorta a procedere facendo attenzione a non calpestare i dannati.
Dante si volge e vede affiorare dal ghiaccio le teste livide dei dannati, paragonate alle rane che d'estate gracidano con il muso fuori dall'acqua dello stagno.

Il loro viso è rivolto in basso ed i denti battono per il freddo ed il poeta si ferma a chiedere chi siano a due dannati che sono cosí vicini che i loro capelli si confondono.
I due alzano il viso ma le lacrime, che si ghiacciano sul viso, li accecano e li rendono rabbiosi.

Un altro dannato risponde allora alla domanda di Dante: sono i fratelli Napoleone ed Alessandro, conti di Mangona, ed in tutta la Caina, la prima zona del nono cerchio dove si trovano i traditori dei parenti, non vi sono peccatori più degnamente puniti. Il dannato, che rivela, infine, di essere Camicion de' Pazzi, indica altri dannati: Mordret, figlio o nipote di re Artù, Vanni Cancellieri, detto Focaccia, Sassol Mascheroni.

I due poeti proseguono inoltrandosi nella seconda zona del nono cerchio, l'Antenora, dove sono puniti i traditori della parte. Dante colpisce per errore il viso di un dannato, confitto nel ghiaccio fino alla testa, ma con il volto in alto, e questi lo rimprovera aspramente:

Inf. XXXII, 79-81
... "Perchè mi peste?
se tu non vieni a crescer la vendetta
di Montaperti, perchè mi moleste?"

All'udire di Montaperti, Dante chiede il permesso di fermarsi un poco a parlare con il dannato. Virgilio acconsente ed il poeta cerca di sapere il nome di chi lo sta rimproverando ancora, ma quegli tace anche quando Dante prende a strappargli i capelli. Un altro dannato, udito il battibecco, lo chiama allora per nome: Bocca degli Abati. Dante, soddisfatto, si allontana dichiarando che farà conoscere a tutti chi sia stato il traditore della parte guelfa nella battaglia decisiva. Bocca allora rivela il nome di chi lo ha smascherato, Buoso da Duera, e di altri traditori.

Poco più avanti il poeta scorge un dannato che si avventa con ferocia sulla testa del suo vicino, confitto con lui in una buca. Il poeta, colpito dalla scena, chiede al dannato chi sia e quale sia l'origine di tale ferocia.