Argomento del Canto XVI

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Dante e Virgilio procedono ancora lungo l'argine del Flegetonte quando vengono affiancati da un'altra schiera di sodomiti da cui si staccano tre dannati che, a causa dell'abito, hanno riconosciuto Dante come fiorentino ed hanno desiderio di parlargli.
Virgilio afferma trattarsi di tre personaggi illustri, nonostante la spregevolezza del loro peccato: Guido Guerra, Tegghiaio Aldobrandi e Jacopo Rusticucci.
Dante subito dichiara di non provare disprezzo per loro, ma anzi di aver sempre ammirato i loro nomi, poi spiega la sua condizione di pellegrino per grazia divina.

Avendo i tre fiorentini domandato se corrispondano al vero le voci sulla corruzione di Firenze, il poeta amaramente risponde che la presente corruzione della città è causata dagli uomini nuovi e dalle eccessive ed improvvise ricchezze. Poi, con la preghiera di essere ricordati sulla terra, i dannati si allontanano facendo ritorno nella loro schiera. Ripreso il cammino, i poeti, assordati dallo scrosciare dell'acqua, giungono sull'orlo del baratro che segna il passaggio fra settimo ed ottavo cerchio: Virgilio getta nel burrone la corda che Dante porta legata in vita e Gerione risalendo, si accosta all'orlo.