Argomento del Canto VII

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Non appena scorge i due poeti Pluto esplode in una frase minacciosa ed oscura, ma Virgilio placa l'ira di Pluto ed i due poeti possono così proseguire il cammino.
Nel semicerchio di sinistra gli avari, in quello di destra i prodighi si muovono velocemente ed in tondo, tanto da sembrare ballare la ridda, un ballo di ritmo vorticoso, spingendo col petto un masso pesante, scontrandosi gli uni con gli altri. Incontrandosi, le due opposte schiere di peccatori si rinfacciano vicendevolmente il loro peccato: 'Perchè trattieni il denaro?' 'Perchè lo sperperi?', poi volgono indietro il loro masso e si spingono fino all'opposto punto d'incontro.

Fra questi dannati Dante non riesce a riconoscere alcun volto. La conoscenza, infatti, cui gli avari ed i prodighi hanno rinunciato con una vita senza misura, per contrappasso ora li rende irriconoscibili. Virgilio spiega la teoria della Fortuna, l'intelligenza celeste che Dio ha posto a sovrintendere al continuo mutare delle vicende umane.

Essendo giunta la mezzanotte, Virgilio invita Dante a non perdere tempo ed a riprendere il cammino: i due poeti attraversano il quarto cerchio fino al margine opposto dove gorgoglia un ruscello dalle acque torbide che scorre fino alla palude Stigia, il quinto cerchio, dove, spiega Virgilio, sono immerse "l'anime di color cui vinse l'ira" (Inf. VII, 116) che si colpiscono e si mordono ferocemente l'un l'altra.
Poi i due poeti compiono un ampio giro lungo la riva e giungono ai piedi di una torre, che con altre torri si rimanda un segnale luminoso.