MIRRA Inf. XXX, 25
Cerchio 8 - Bolgia 10 - Falsari

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Mirra, figlia di Cinira, re di Cipro, presa da un violento amore per il padre, con la complicità della nutrice, si finse un'altra donna per soddisfare la sua passione incestuosa.
Il padre, accortosi dell'inganno, volle ucciderla, ma essa riuscì a fuggire e fu poi tramutata in pianta.

Dante leggeva il racconto del mito di Mirra in Ovidio (Met. X, 298-502).
L'aggettivo "scellerata" è di derivazione ovidiana: "Quest'amore è scellerataggine maggiore dell'odio" (Met. X, 315), scrive infatti Ovidio, e lo stesso concetto venne ripreso da Dante nell' Epistola ad Arrigo (Enrico) VII (Pd.), dove Mirra è paragonata alla corruzione della città di Firenze.