Personaggi citati
Filippo IV, il Bello
(chi Francia regge) Inf. XIX, 87;
(mal di Francia) Pg. VII, 109; (novo Pilato) Pg. XX,91;
(gigante) Pg. XXXII, 152; (gigante) Pg. XXXIII, 45;
(quel che morrà di colpo di cotenna) Pd. XIX, 120

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Filippo IV il Bello, nacque nel 1268, figlio di Filippo III l'Ardito, cui successe sul trono di Francia nel 1285, e fratello di Carlo di Valois.
Rivendicando il diritto al controllo sul clero francese si pose in urto con il papa Bonifacio VIII, che aveva promulgato la bolla "Unam Sanctam", per affermare la supremazia del potere ecclesiastico su quello imperiale.

Scomunicato nel 1303, tentò, nello stesso anno, di sequestrare il papa per sottoporlo ad un processo in Francia ed a questo scopo inviò in Italia Guglielmo di Nogaret. Questo episodio è noto come l'oltraggio di Anagni.
Quello che non riuscì con Bonifacio VIII, morto poco dopo i fatti di Anagni, Filippo IV lo ottenne però dal successore Clemente V (Bertrand de Got): il nuovo papa, francese di nascita, trasferì la sede del papato ad Avignone nel 1309, sotto il completo controllo, quindi, del re di Francia. In seguito impose la soppressione dell'ordine dei Templari, ordine religioso-militare che era stato fondato come sostegno sanitario spirituale e militare ai pellegrini in viaggio verso Gerusalemme ed era divenuto, col tempo, ricchissimo e potente.

Dante esprime sempre un durissimo giudizio sia sul profilo morale, sia sulla condotta politica di Filippo IV, che, per sommo disprezzo, non cita mai nella Commedia con il suo nome, ma solo con la lunga lista dei suoi "peccati".
Nel corso della cerimonia, ricca di simbolismo, nel Paradiso Terrestre, Filippo è adombrato nel "gigante" che "delinque" con la Curia, con chiara allusione ai reciproci vantaggi economici stipulati fra la Curia di Clemente V ed il regno di Francia (Pg. XXXIII, 45). Ugo Capeto, il fondatore della casa regnante francese, lo chiama "Novo Pilato" (Pg. XX,91) perchè, come Pilato si lavò le mani della condanna di Cristo, così Filippo aveva avuto l'ardire di dichiararsi estraneo all'oltraggio di Anagni.
Di seguito viene ricordato come colui che portò "sanza decreto, /... nel Tempio le cupide vele" (Pg. XX,91-93), che, cioè, senza aspettare il decreto papale del 1312, che, solo, poteva sciogliere l'ordine dei Templari, fece torturare ed uccidere numerosi cavalieri, arrestando ed accusando di eresia perfino il Gran Maestro Jacques de Molay, ed incamerando i beni dell'ordine.
L'aquila imperiale, infine, ricorda, insieme alla singolare morte del re, anche l'unica colpa che probabilmente non ebbe:

Pd. XIX, 118-120
Lì si vedrà il duol che sovra Senna
induce, falseggiando la moneta,
quel che morrà di colpo di cotenna.

L'accusa di coniare moneta falsa, Dante la trasse dal Villani, che racconta come Filippo IV fece coniare monete d'oro con un titolo più basso di quello dichiarato, a causa delle forti spese sostenute nella guerra contro le Fiandre.
Sempre dal Villani Dante mutua le singolari circostanze della morte del re disarcionato da un cinghiale ("cotenna" è la pelle del cinghiale, qui per estensione indica il cinghiale stesso) nel 1314.