I Vespri Siciliani |
La Curia pontificia non tardò a comprendere che il trattato pontificio-angioino col quale Carlo I d'Angiò era stato chiamato in Italia per contrastare le pretese di Manfredi, figlio naturale di Federico II, sul regno di Napoli non era conveniente: Carlo, infatti, lontano dal sottomettersi alla volontà papale, perseguiva una politica espansionistica.
Egli aveva nominato un suo vicario in Toscana ed aveva concluso accordi con i capi guelfi del nord, fra cui Guglielmo VII di Monferrato e Napoleone della Torre a Milano.
Le mire di Carlo si estendevano, inoltre, anche verso Oriente, fino a Costantinopoli: Luigi IX, re di Francia e fratello di Carlo I d'Angiò, stava preparando una crociata per liberare la Palestina e Carlo pensò di servirsene per espandere i suoi domini ed accrescere la sua influenza politica.
Questo progetto ebbe l'appoggio di papa Martino IV, favorevole ad un suo piano di attacco contro l'Impero greco, ma fu contrastato dalla repubblica di Genova e dagli Aragonesi, allarmati dalla politica di espansione nell'area del Mediterraneo.
Già prima delle battaglie di Benevento e di Tagliacozzo, Carlo era stato incoronato re delle due Sicilie da papa Clemente IV.
Avvenne che il 31 marzo 1282, lunedì dell'Angelo, alcuni soldati francesi recassero offesa a delle donne siciliane, che uscivano da una chiesa di Palermo dopo aver assistito ai vespri. Apparentemente fu questa la scintilla che provocò la rivolta, in realtà le cause erano da ricercarsi nella durezza del fiscalismo del regime angioino e nella scarsa considerazione dimostrata dal re verso la Sicilia a vantaggio di Napoli.
Carlo cercò di occupare Messina, ma le sue truppe, che avevano subito già perdite considerevoli, dovettero allontanarsi all'arrivo degli Aragonesi chiamati in aiuto dai Siciliani. Fu questo il momento in cui, in Sicilia, la casa spagnola di Aragona subentrò alla francese casa D'Angiò: Pietro III, che aveva sposato Costanza, figlia di Manfredi d'Altavilla, fu incoronato re a Palermo il 4 settembre 1282.
Dalla Sicilia gli Aragonesi sbarcarono sul continente dirigendosi verso Napoli. Il papa francese Martino IV, favorevole agli Angioini, invitò il re di Francia Filippo III ad invadere l'Aragona. Ebbe così inizio una lunga guerra che si concluse, il 31 agosto 1302, con la pace di Caltabellotta.
In base a questo trattato un figlio cadetto della casa aragonese, Federico III, avrebbe conservato la sovranità della Sicilia fino alla sua morte, dopodichè l'isola sarebbe tornata agli Angioini.
La Sicilia restò, invece, definitivamente in mano agli Aragonesi, passando, nel 1329, al ramo principale della casa spagnola.