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Sennacherib
Pg. XII, 53

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Sennacherib, figlio del re assiro Sargon II, successe al padre sul trono nel 704 a.C. e regnò fino al 681 a.C., anno della sua morte.
Sennacherib riuscì a domare una ribellione in Fenicia e sconfisse l'esercito egiziano, ma non riuscì ad avere ragione del re Ezechia (Pd. XX, 49), che invano assediò a Gerusalemme. La distruzione di Babele nel 689 fu la sua maggiore impresa.

L'episodio da cui Dante trae ispirazione per l'esempio di superbia punita è narrato nel Secondo Libro dei Re (cap. 19) e si riferisce al periodo dell'assedio di Gerusalemme.
Sennacherib, pensando di indebolire la resistenza di Ezechia, gli inviò una lettera, in cui affermava che il Dio di Israele non l'avrebbe potuto salvare dalla potenza dell'esercito assiro.

Ma "in quella notte l'angelo del Signore scese e percosse nell'accampamento degli Assiri centottantacinquemila uomini. Quando i superstiti si alzarono al mattino, ecco, quelli erano tutti morti. Sennacherib re d'Assiria levò le tende, fece ritorno e rimase a Ninive. Mentre pregava nel tempio di Nisroch suo dio, Adram-Melech e Sarezer suoi figli l'uccisero di spada, mettendosi quindi al sicuro nel paese di Ararat." (2 Re 19,35-37)