Saul
Pg. XII, 40
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Saul fu consacrato primo re di Israele intorno al 1020 a.C. dal profeta Samuele, l'ultimo dei Giudici di Israele, ruolo di istituzione mosaica (Esodo 18, 13-27) che non ebbe mai un potere effettivo, ma di controllo ed indirizzo della vita politica e morale. Saul, tuttavia, perse il favore divino quando, sconfitti gli Amaleciti, si diede al saccheggio ed al bottino. |
Da allora l'indole di Saul cambiò: divenne cupo, diffidente e soprattutto geloso del favore accordato a Davide, figlio di Iesse, che aveva sposato sua figlia Micol ed era stato indicato da Samuele come suo successore sul trono d'Israele.
Durante la battaglia di Gilboa (Gelboè), gravemente ferito dagli avversari che già lo accerchiavano, Saul chiese al suo scudiero di ucciderlo, per non subire l'umiliazione della prigionia, ma lo scudiero non volle e Saul si diede da solo la morte gettandosi sulla propria spada.
Lamentando la morte di Saul, Davide maledisse i monti di Gilboa (2 Samuele 1, 21) augurando loro una perenne aridità. Il richiamo ad un episodio per mezzo di un rapidissimo accenno ("Gelboè / che poi non sentì pioggia nè rugiada" Pg. XII, 41-42) è un procedimento non raro in Dante, che in questi casi presuppone un lettore cui basta un rapido accenno per avere presente con precisione l'episodio cui il poeta fa riferimento.
La vita di Saul e la sua morte sono narrate nel primo libro di Samuele, appartenente alla sezione dei libri storici della Bibbia.