Personaggi citati
Isifile
Inf. XVIII, 92; Pg. XXII, 112; (madre) Pg. XXVI, 94-95

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Le donne dell'isola greca di Lemno, sentendosi trascurate dai mariti, decisero di vendicarsi, e con ferocia uccisero tutti gli uomini dell'isola: mariti, padri, fratelli, figli. Solo Isifile salvò il padre Toante, ingannando, così, le altre donne.

Giasone, approdato a Lemno durante la spedizione per la conquista del Vello d'oro ("...li Colchi del monton privati fene"Inf. XVIII, 87), sedusse Isifile, fingendosi innamorato, e poi la abbandonò.


Isifile fu costretta, così, ad abbandonare Lemno.

Nel Purgatorio, poi, Dante fa riferimento ad altri episodi del mito di Isifile, traendo spunto dall'opera di Stazio:

Pg. XXVI, 94-95
Quali ne la tristizia di Licurgo
si fer due figli a riveder la madre

Il re Licurgo aveva affidato suo figlio ancora bambino alle cure della sua schiava Isifile. La donna, tuttavia, per mostrare ai sette re greci, che si recavano ad assediare Tebe, la fonte Langia (Dante infatti chiama Isifile "quella che mostrò Langia" Pg. XXII, 112), lasciò solo il bambino e questa fu la sua disgrazia.
Il bambino venne morso da un serpente ed in breve morì.
Licurgo, in preda al dolore, condannò Isifile a morte, ma, mentre la condanna stava già per essere eseguita, i due figli della donna si gettarono fra gli uomini armati e la trassero in salvo.