cit. Inf. XXXI, 18
Cielo V - Marte - Spiriti combattenti per la fede
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Orlando, o Rolando, marchese di Bretagna, fu uno dei più valorosi paladini di Carlo Magno, ma presto la cristianità medievale ne fece il suo eroe ed il protagonista della più antica chanson de geste, la "Chanson de Roland", consegnandolo così alla leggenda. L'unica notizia storica che di lui resta è la menzione del suo nome fra i morti di Roncisvalle ad opera dello storico Eginardo nella sua "Vita Karoli". |
Intorno alla nascita ed alla fanciullezza di Orlando nacquero numerose leggende: di certo egli appartenne alla famiglia reale, ma taluni arrivarono a dirlo il frutto dell'amore incestuoso fra Carlo Magno e la sorella Berta. Il giovane Orlando fu educato a corte, sotto la direzione del vescovo Turpino, e si distinse nella battaglia d'Aspromonte, quando re Carlo stava per essere sopraffatto dai Saraceni, e dove riuscì a strappare al principe nemico la spada Durendal, che divenne la leggendaria ed inseparabile Durlindana.
L'episodio più importante della vita di Orlando fu quello reso celebre dalla chanson, il disastroso agguato nelle gole di Roncisvalle, nel territorio della Navarra, del 778.
Narra la "Chanson de Roland" che, fallito l'assedio di Saragozza, le armate di Carlo presero la via del ritorno attraverso i Pirenei, ma Gano di Maganza (Inf.), un paladino avido e geloso del favore accordato ad Orlando, prima si accordò con il principe di Saragozza per stringere in una trappola la retroguardia franca, poi suggerì a re Carlo di porre a capo della retroguardia Orlando stesso.
Quando il grosso dell'esercito e re Carlo furono passati, i soldati nascosti fra le rocce piombarono all'improvviso sui soldati franchi: Oliviero suggerì ad Orlando di suonare il corno d'avorio, l'Olifante, per richiamare l'esercito, ma il paladino non volle rischiare la vita del re.
I Franchi si batterono coraggiosamente, ma perirono ad uno ad uno: Orlando morente suonò l'Olifante ed il re Carlo giunse appena in tempo perchè il fedele e coraggioso paladino potesse spirare fra le sue braccia.
Inf. XXXI, 16-18 Dopo la dolorosa rotta, quando
Carlo Magno perdè la santa gesta
(l'impresa santa contro gli infedeli)
non sonò sì terribilmente Orlando.
La caratteristica che unisce tutti gli Spiriti Combattenti per la fede è il loro essere non solo uomini d'arme, ma di tale fama da costituire un ricco materiale per la poesia.
"L'elenco dantesco, che non dà rilievo alle imprese compiute dai singoli personaggi, e si limita ad evocarli ad uno ad uno, quasi in una specie di appello o rassegna militare, isolando ogni nome con la sua aureola leggendaria, è inteso soprattutto a sottolineare l'ideale continuità della loro opera di combattenti per la vera fede, dalla conquista e difesa della Terra Promessa alle lotte contro i Saraceni nella Spagna, nella Provenza, nell'Italia Meridionale, fino alle crociate" (N. Sapegno, Commento, pag. 223).