cit. Inf. IV, 57; Pg. XXXII, 80;
Pd. IV, 29; (Moisè, con il valore di 'legge') Pd. XXIV, 136; Pd. XXVI, 41
Cielo X - Empireo, Candida Rosa, primo ordine di seggi
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La vita e le opere di Mosè sono narrate nel Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia, che furono redatti quando, durante la deportazione a Babilonia, il popolo ebraico si accorse di andare perdendo, a poco a poco, la propria identità nazionale e religiosa. |
Si riscoprirono così le radici, insieme della storia e della fede, fondendo in un'unica tradizione scritta le quattro tradizioni orali che tramandavano le vicende della formazione del popolo di Israele con i Patriarchi e dell'acquisizione di un'identità nazionale con il profeta Mosè.
Vissuto nel corso del XIII sec. a.C., Mosè nacque in Egitto da una donna della tribù di Levi, ma, appena nato, fu deposto dalla madre in un canestro ed affidato alle acque del Nilo, perchè potesse sottrarsi al provvedimento che decretava la morte di tutti i neonati maschi degli Ebrei.
Lungo il fiume, tuttavia, il canestro fu raccolto dalle ancelle della sorella del faraone, che allevò il bimbo a corte come un figlio suo.
Il nome "Mosè" deriverebbe, quindi, secondo alcuni studiosi dalla radice del verbo ebraico "salvare", indicando, così, la condizione originaria della sua esistenza, cioè l'essere stato "salvato dalle acque". Secondo altri, invece, deriverebbe, più semplicemente, dal vocabolo egiziano "ragazzo", terminazione molto frequente dei nomi egiziani (cfr. il nome dei faraoni: Tuthmose, Ahmose, etc.).
La consapevolezza della propria origine indusse in seguito Mosè ad abbandonare la reggia per riscattare la sua gente dall'oppressione nella quale ormai viveva. Ucciso un sorvegliante egiziano, fu costretto a fuggire nel deserto di Madian, ma, ricevuta la rivelazione di quale sarebbe stato il suo compito, fece ritorno in Egitto. L'ultima delle "dieci piaghe", la morte dei primogeniti maschi egiziani, convinse il faraone, forse Ramesse o Ramsete II, a lasciar partire gli Ebrei.
Mosè si pose a capo del popolo ebraico, guidandolo per quaranta anni nel deserto verso la Terra Promessa. Momenti cruciali di questo cammino, narrato nel Libro dell'Esodo, furono l'attraversamento miracoloso del Mar Rosso e la consegna delle tavole della Legge sul monte Sinai.
Sul monte Nebo, contemplando da lontano la terra che non potè abitare per aver mancato di fede, Mosè si spense a centoventi anni, dopo aver contribuito, nei lunghi anni di cammino, a formare l'identità del suo popolo.
La figura di Mosè è ricordata molte volte nella Commedia.
In Inf. IV, 58, Virgilio spiega come l'anima di Mosè sia stata liberata dal Limbo dal passaggio di Cristo nel tempo intercorso fra la morte e la resurrezione.
In Pd. XXIV, 136 Mosè è identificato, come era consuetudine nell'esegesi delle Sacre Scritture, con l'episodio centrale della sua esistenza, la consegna, cioè, delle tavole della Legge, momento di chiusura dell'età dei Patriarchi e di inizio della successiva età dei Profeti.
In Pd. XXVI, 41 è ricordato un altro episodio biblico. Mosè chiese a Dio conferma della sua autorità sul popolo e della predilezione accordata ad esso fra gli altri popoli. "Rispose: 'Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò davanti a te il mio nome" (Esodo 33,19).