GIUSTINIANO Pd. V, 120; Pd. VI, 10; Pd.VII, 4
cit. (Iustiniano) Pg. VI, 89
Cielo II-Mercurio, Spiriti Attivi

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Nato a Tauresium in Macedonia, nel 482, Giustiniano studiò a Costantinopoli ed in seguito fu avviato alla gestione dell'amministrazione pubblica dallo zio, l'imperatore Giustino, che lo associò al trono facendone il suo legittimo erede.
Sposata Teodora, donna di origini modeste ma di grande intelligenza, Giustiniano ne subì in più occasioni la forte volontà.

Il suo regno fu illuminato dal successo in ogni impresa e da un'attività prodigiosa in ogni campo.
In politica interna Giustiniano, fedele al suo ideale politico di tradizione romana, tese a rafforzare ed a rendere assoluta l'autorità dell'imperatore, riordinando l'amministrazione dello stato in modo che ogni provincia fosse strettamente dipendente dall'autorità centrale.
In politica estera condusse fortunate campagne militari, in Oriente per respingere Bulgari e Persiani che premevano ai confini dell'impero ed in Occidente per contrastare e controllare i regni barbarici (Vandali, Visigoti ed Ostrogoti) che erano sorti in Africa, Spagna ed Italia sul progressivo disfarsi dell'Impero Romano d'Occidente.
Il successo di queste imprese militari è tuttavia da attribuirsi soprattutto ai generali Belisario e Narsete, che l'imperatore seppe scegliere con fine capacità di valutazione, ma che trattò poi con ingratitudine.

L'attività di Giustiniano si esplicò in campo artistico, con grandiose costruzioni quali S. Sofia a Costantinopoli e S. Vitale a Ravenna, e soprattutto in campo giuridico, dove, con la collaborazione del ministro Triboniano, fu raccolta, catalogata e commentata tutta la complessa scienza giuridica e legislativa romana.

Il risultato di questa opera, svolta fra il 528 ed il 565, è il "Corpus Iuris Civilis", che ha costituito nei secoli la base del diritto e della giurisprudenza.


In campo religioso Giustiniano si trovò stretto nel dibattito sulla natura di Cristo, duplice o soltanto divina, che impegnava in quegli anni le menti migliori della Chiesa.
L'imperatore tentò una complicata soluzione di compromesso, ma, vista l'opposizione della Chiesa di Roma, non esitò a prelevare il papa con la forza ed a costringerlo ad accettare le risoluzioni di un concilio indetto a Costantinopoli. Gli interventi diretti sul papato, con il ricorso anche alla forza militare, provocarono la diffidenza della Chiesa latina che si trasformò in aperta frattura con la lotta dell'Iconoclasmo, la disputa, cioè, sulla legittimità delle immagini sacre.

Giustiniano è chiamato a narrare la storia dell'aquila imperiale, la cui fortuna è voluta dalla Provvidenza divina, poichè nel pensiero di Dante egli fu il restauratore dell'autorità imperiale, decaduta dopo il periodo d'oro della pax augustea.
Come tempo dopo Carlo Magno, Giustiniano tentò la riunificazione territoriale dell'impero, ma più ancora ne tentò la riunificazione giuridica e civile, che sola poteva garantire il rinascere della grandezza imperiale.
All'attività in campo giuridico e legislativo Dante allude anche in Pg. VI, 88-89, nell'ambito della generale rampogna della divisione dell'Italia: Giustiniano, infatti, "raccorciò il freno" all'Italia, contrapponendo una legge unitaria al caos barbarico.