GIACOMO il MAGGIORE (lume) Pd. XXV, 13
cit. Pg. XXXII, 76
Cielo VIII - Cielo delle Stelle Fisse

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"Mentre (Gesù) camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare poichè erano pescatori. E disse loro: 'Seguitemi e vi farò pescatori di uomini'. Ed essi subito lasciate le reti lo seguirono. Andando oltre vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedeo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre lo seguirono.". (Matteo 5, 18-22)

Giacomo il Maggiore fu tra i discepoli prediletti: con il fratello Giovanni e Pietro fu testimone della Trasfigurazione (ricordata in Pg. XXXII, 73-81), la manifestazione della natura divina di Gesù.
Gli Atti degli Apostoli (12, 1-2) narrano che Giacomo fu fatto uccidere di spada da Erode Agrippa I a Gerusalemme, probabilmente intorno all'anno 43 d.C..
La tradizione orale racconta di un viaggio che portò Giacomo ad evangelizzare la Spagna e del trasporto del suo corpo da Gerusalemme a Compostela (in territorio galiziano, cfr. Pd. XXV, 18), dove sulla sua tomba fu eretto il celebre santuario, meta di incessanti pellegrinaggi durante tutto il Medioevo. La via Francigena, infatti, la via dei pellegrini che si snodava nel cuore dell'Europa con tappe precise di ristoro fra ostelli e monasteri, si divideva nelle tre direzioni principali di pellegrinaggio: Compostela, Roma, Gerusalemme.

Il 25 luglio, giorno di S. Giacomo, patrono di Spagna e tradizionale guida alla virtù della Speranza, è oggetto ancor oggi di particolare solennità: infatti il Giubileo, o Anno Santo, si celebra in quegli anni in cui il giorno di S. Giacomo cade di domenica.

Nel cielo VIII, prima di raggiungere l'Empireo, Dante deve sostenere un esame sulle tre virtù cardinali, sulla saldezza e l'ortodossia della loro concezione e sulla forza che esse hanno nella sua vita. L'occasione dell'esame diviene, così, una splendida, poetica professione della propria vita spirituale.
S. Giacomo ("la spene ... / che tante fiate la figuri" Pd. XXV, 31-32) interroga Dante sulla speranza:

Pd. XXV,46-47
dì quel ch'ell' è, dì come se ne 'nfiora
la mente tua, e dì onde a te venne

Dante accoglie pienamente l'interpretazione dei Padri della Chiesa, che vedevano in Pietro, Giacomo e Giovanni, chiamati da Gesù ad essere presenti alle manifestazioni della sua natura divina, cioè la Trasfigurazione, la resurrezione della figlia di Giairo e l'ultima preghiera nell'orto del Getsemani, la figurazione delle tre virtù teologali, che non sono il frutto di una tensione umana, ma un dono della grazia divina.