CUNIZZA da ROMANO Pd. IX, 13
Cielo III - Venere - Spiriti Amanti

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Pd. IX, 31-33
D'una radice nacqui e io ed ella:
Cunizza fui chiamata, e qui refulgo
perchè mi vinse il lume d'esta stella;

Terzogenita di Ezzelino II ed Adelaide degli Alberti di Mangona, Cunizza era sorella di Ezzelino III (Inf.), primogenito ed erede della famiglia, e di Alberico, signore di Treviso.

Nata intorno al 1198, poco più che ventenne Cunizza fu data in moglie a Rizzardo di S. Bonifacio, signore di Verona, per suggellare, con un matrimonio dichiaratamente politico, la pace ormai raggiunta fra le due famiglie.
La tregua, tuttavia, durò poco e, fatto inconsueto per il sec. XII, Cunizza, su iniziativa del fratello Ezzelino, fu rapita dal poeta di corte Sordello (Pg.), il più celebre dei trovatori italiani al servizio del signore di Verona, e ricondotta nella casa paterna.
Non si può escludere, tuttavia, che quello che era iniziato sui binari del lecito "amor cortese" tra la signora ed il poeta di corte, sia sfociato poi in autentica passione, divenendo la causa più probabile del successivo allontanamento di Sordello dalla corte dei da Romano.

Dopo il primo matrimonio, i cronisti dell'epoca registrano numerosi altri amori, amanti o mariti, ma non tutto forse corrisponde al vero. Certo è che se Cunizza cedette volentieri alla passione nei suoi anni giovanili

ma lietamente a me medesma indulgo (perdono) la cagion (l'influsso del pianeta Venere) di mia sorte, e non mi noia (e non mi addolora). (Pd. IX, 34-35)

questa stessa passione negli anni della maturità vissuti a Firenze, dove si era rifugiata dopo il declino della sua famiglia e dove Dante giovinetto ebbe forse occasione di conoscerla, si trasformò in un'intensa pietà religiosa.
Cunizza morì a Firenze intorno al 1279.