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l'anima santa che 'l mondo fallace |
Anicio Manlio Torquato Severino Boezio, membro della illustre ed antica gens Anicia, nacque a Roma nel 480. Sposò la figlia di Simmaco e percorse con onore tutta la carriera pubblica, ma, pur godendo della fiducia di Teodorico, rimase legato all'antica grandezza romana più che al potere ostrogoto.
Proprio questo atteggiamento causò, infine, la sua caduta: accusato di tradimento, fu imprigionato a Pavia e decapitato nel 524. Il suo corpo mutilato fu sepolto nella basilica di S. Pietro in Ciel d'Oro ("Cieldauro") a Pavia: tutto il Medioevo lo considerò non solo cristiano (non è certo, tuttavia, che sia stato battezzato), ma anche martire degli intrighi politici.
Nel periodo trascorso in carcere Severino Boezio scrisse la sua opera più letta e più tradotta in lingua volgare: il "De consolatione philosophiae", in cui l'autore, sul modello dei dialoghi platonici, immagina di tessere un colloquio con la Filosofia, venuta a consolarlo della immeritata condanna.
L'opera di Boezio fu fondamentale per Dante non solo nel periodo della formazione ma anche in seguito, quando, nel momento critico della morte di Beatrice, in lui si concretizzò la nuova acquisizione spirituale e poetica, il passaggio, cioè, dall'amore passione all'amore-introspezione:
Pg. XXIV, 52-54 |
Severino Boezio fu uno dei più illustri uomini di cultura del suo tempo. Era definito l'ultimo dei romani ed il primo degli scolastici, per la funzione che svolse di mediatore fra il pensiero classico, romano e greco, ed il nascente pensiero cristiano medievale.
La sua attività di raccolta e trasmissione della cultura classica (aritmetica, geometria, musica, ma anche filosofia, soprattutto Aristotele e Platone) fu premiata dalla vasta diffusione dei suoi scritti nella scuola medievale.