Cerchio 8 - Bolgia 10 - Falsatori di parola
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L'episodio cui Dante fa riferimento è narrato in Genesi 39, 7-20, nell'ambito del racconto della vita di Giuseppe.
"Giuseppe era bello di forma ed avvenente di aspetto.... la moglie del padrone gettò gli occhi su Giuseppe e gli disse: 'Unisciti a me!'. Ma egli rifiutò... E, benchè ogni giorno essa ne parlasse a Giuseppe, egli non acconsentì...Ora un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c'era nessuno dei domestici. Essa lo afferrò per la veste, dicendo; 'Unisciti a me!'. Ma egli le lasciò tra le mani la veste ed uscì. Allora essa ... chiamò i suoi domestici e disse loro: 'Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per scherzare con noi! Mi si è accostato per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce. Egli, appena ha sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito ed è uscito'. Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re.". |
La moglie di Potifar fu, dunque, responsabile, con le sue false parole, dell'ingiusta condanna di Giuseppe.