cit. Inf. XIII, 59; (Federigo) Pg. XVI,117; ('l terzo) Pd. III, 120
Cerchio 6, La città di Dite - Eretici
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Federico II di Svevia, nato a Jesi nel 1194, figlio di Enrico VI (Pd.) e di Costanza d'Altavilla (Pd.), fu re di Sicilia dal 1196, dapprima sotto la tutela di papa Innocenzo III (Pd.). Eletto in opposizione ad Ottone di Brunswick, ottenne la corona imperiale da papa Onorio III (Pd.) nel 1220, nonostante l'ostilità dello stato pontificio alla unione delle corone di Sicilia e Germania, che avrebbe determinato un pericoloso accerchiamento del suo territorio. |
La fragile tregua con il papato si infranse presto, quando Federico lasciò cadere nel vuoto gli appelli alla crociata e, nel 1226, fu scomunicato, riscattandosi, però, con una spedizione in Terra Santa che valse la conquista di Gerusalemme. Federico II, concentrò la sua attività politica in Sicilia, cui diede un coerente corpo legislativo (Costituzioni Melfitane) e la cui corte fu un importante centro di cultura e di scambio fra la tradizione greca, araba ed ebraica.
Si pose, così, alla testa del ghibellinismo italiano, sostenendo un lungo scontro con il papato ed i comuni guelfi. Deposto da papa Innocenzo IV, Federico morì a Castel Fiorentino nel 1250.
Pur con tutta l'ammirazione, esplicitata più volte (VE, I xii 4; CV, IV x 6), Dante condivide l'opinione comune al suo tempo. La propaganda guelfa, infatti, accusava, per ragioni politiche, l'imperatore di eresia e di epicureismo, ma certo il suo stile di vita contribuì a rafforzare questa convinzione.
L'ammirazione sul piano umano, dunque, coesiste con la condanna religiosa.