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Vulcano
('l fabbro) Inf. XIV, 52-57

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Vulcano, particolarmente venerato nel mondo romano, era in origine una divinità collegata al fuoco dei vulcani, laddove veniva fortemente avvertita la presenza di una realtà sovrumana.
Fu poi assimilato al suo corrispondente greco, Efesto, che era, secondo Omero, figlio di Zeus e di Era.

Per Esiodo, invece, Efesto era figlio della sola Era, che aveva voluto generare un figlio da sola, forse per gelosia nei confronti di Zeus, che aveva da solo dato alla luce Atena.
Vulcano era il dio del fuoco e della metallurgia, aveva eccelse capacità nel forgiare oggetti ed armi in metallo, ed era il protettore degli artigiani.
Secondo il mito era bruttissimo e zoppo e venne per questo motivo rifiutato persino dalla madre che, subito dopo la sua nascita, lo gettò dal cielo sulla terra.

Un'altra versione del mito racconta invece che fu scaraventato giù dall'Olimpo da Zeus, perchè aveva osato prendere le difese di Era.
Efesto cadde però nel mare e lì fu raccolto da Teti, una Nereide, madre di Achille, e da Eurinone, che era figlia di Oceano. Dalle due dee fu protetto e per nove anni Efesto compì prodigiose opere, racchiuso in una caverna circondato dalle acque, senza che nessuno sapesse della sua esistenza.
A lui si rivolse Teti per chiedergli di forgiare le nuove armi per il figlio Achille, dopo che questi le aveva date all'amico Patroclo, e proprio con queste nuove armi l'eroe sconfisse il rivale Ettore.
Vulcano, inoltre, forgiava le saette di Zeus.